Quando la Renault 4, detta Marie Chantal, debuttò nel Grand Palais di Parigi, dissero che sarebbe stata l'auto di tutti. E quella R4 color amaranto, modello Export, acquistata nel 1971 da Filippo Bartoli, divenne di tutti. A partire dal momento in cui, il 9 maggio 1978, dopo 253.839 chilometri di vita, smise di respirare insieme al corpo che trasportava. Lui era l'uomo più importante d'Italia. Lei l'auto più venduta di Francia. Era nata a Billancourt, la fabbrica parigina che aveva modellato il volto di una nazione. Nelle sue officine avevano lavorato il leader cinese Deng Xiaoping, il fotografo Robert Doisneau, la filosofa Simone Weil, il cantautore Georges Brassens e persino Gusztáv Sebes, l'allenatore della Grande Ungheria. Ma non solo loro. Dentro quegli stabilimenti, germogliati nel giardino della madre di Louis Renault, si erano mosse altre esistenze destinate ad attraversare due conflitti mondiali, la Guerra fredda, il Sessantotto, la crisi economica e la lotta armata. Seguendo quel filo lunghissimo che lega un'origine a un epilogo, riga dopo riga Piero Trellini ci trascina in un incredibile viaggio, dentro una storia che va vista dal basso, dove sono i fari delle auto a guidarci. Lungo il percorso ogni cosa si collega. Si rincorrono i pensieri di Henry Ford, Adolf Hitler, Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Clare Boothe Luce, George Marshall, Eduardo De Filippo, George Patton, Jean-Paul Sartre, Le Corbusier, Giangiacomo e Inge Feltrinelli, Sandro Pertini, Renato Curcio, Pier Paolo Pasolini, Henry Kissinger, Paolo VI, Aldo Moro e molti altri. Sarà la lenta trasformazione delle loro teste, attraverso una catena invisibile di anelli, a deviare la storia, portando quell'auto e quei pensieri a respirare la stessa aria e a intraprendere il medesimo tragitto. Per ritrovarsi, nelle ultime strepitose pagine, sovrapposti e coincidenti dentro la più drammatica delle coordinate.
Proposto da Francesco Caringella al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione:
«Con grande gioia e profonda convinzione propongo “R4. Da Billancourt a Via Caetani” di Piero Trellini. Lo faccio perché, come le autentiche opere di narrativa, non è un libro, ma più libri insieme, annodati dal muso ammiccante e accogliente dell’auto più venduta di Francia. È un libro sulla storia della Francia, dell’Italia, dell’Europa, sulle due guerre mondiali, sulle dinastie industriali e sulle lotte operaie, una storia che si racconta attraverso altre storie in un gioco di specchi che coinvolge e avvolge una galleria incredibilmente vasta di mondi e di epoche. È un libro di uomini e di donne, di aspirazioni e di respiri, di sogni e di destini, di suicidi e di avventure, di capitomboli e di resurrezioni.
È un libro che racconta, con la lucidità di una cinepresa, i giorni terribili del sequestro Moro, scolpiti nell’atmosfera dura e fredda degli anni di Piombo. È un libro che incarna alla perfezione la lezione kafkiana secondo cui un vero romanzo è un colpo di piccozza che rompe il mare di ghiaccio che è dentro di noi.»