Un noir ruvido e incalzante come le valli e le montagne in cui è ambientato. Un giallo che diventa il pretesto per raccontare legami, odi e tradimenti di una piccola comunità montana. In una valle selvaggia e silenziosa del Piemonte, Cesare, ex "passeur" che portava clandestini e merce di contrabbando oltre il confine con la Francia, vive in una baita con l'unica compagnia della lupa Micol. Indurito dal mestiere svolto e dall'ambiente che lo circonda, trascorre i suoi giorni lontano dal mondo. Ma tutto cambia quando una notte, in fondo a una scarpata Cesare trova il cadavere di Fausto, l'amico a cui aveva consegnato il suo lavoro e la sua esperienza, freddato da due colpi di fucile. Tutti considerano il delitto legato al traffico di clandestini, di cui la polizia ritiene Fausto una figura chiave. Eppure ben presto quel ritrovamento scuote gli equilibri precari della valle. Cesare avvia così una personale indagine sulla morte di Fausto, che lo costringerà a rivivere antichi tradimenti, svelare verità scomode e affrontare un mondo di traffici illeciti e segreti a lungo taciuti.
«Un romanzo di confine, forse si potrebbe definire così questo testo di Davide Longo. Un romanzo che odora di Piemonte, di quelle terre montane dure, aspre, difficili, a volte ostili e di quella gente abituata a essere sempre “in prima linea”, la linea di un confine che non si vede ma si sente nell’animo. Gente che parla poco, che non riesce a esprimere sentimenti e passioni, che vive con forza il senso del dovere e male quello del piacere, che si arrabatta per la sopravvivenza facendo persino lavori che superano il limite della legalità e sforano in un altro mondo, anche in questo caso al di là del confine. Chi non è emigrato superando le montagne verso la Francia o attraversando l’oceano per sbarcare in Argentina, deve fare i conti con le risorse, scarse e povere, di valli come quella in cui s’ambienta la nostra storia, la Val Varaita. E deve trovare attività che siano più redditizie, come il contrabbando.
Davide Longo conosce bene la montagna e lo spirito di chi la abita, ne individua i colori, gli odori, i suoni tra silenzio e grida di animali, sa come si vive e come si muore tra rocce e dirupi: ci racconta la tragica fine di Fausto, un passeur ucciso con due colpi di fucile, e le giornate di chi vuole capire il senso di questo delitto e indaga con fatica tra le montagne, nell’ombra che ne avvolge le strette e umide valli. L’inchiesta, affidata a un commissario imperscrutabile e diffidente, si svolge sul piano ufficiale, ma il lettore ne segue le tracce anche attraverso le indagini personali e i ricordi di chi ha conosciuto la vittima, primo fra tutti l’amico Cesare e poi Sergio, appena un ragazzo, testimone di un evento determinante in questa vicenda e, ancora, tutti i compaesani: qualcuno sa e non parla, altri sembrano non immaginare le cause di quell’omicidio. “Sono stati quelli del suo giro a fargli il servizio”. Questa è la voce che corre in paese, questa è la traccia che cerca di seguire Cesare, malgrado le intimidazioni, per dare un senso alla morte dell’amico. Ecco: l’amicizia antica e la solidarietà, l’amore tra genitori e figli, tra marito e moglie sembrano sentimenti quasi sconosciuti in queste valli, tra queste pietre. La loro intensità, ci dice Davide Longo, va misurata in altro modo, non con i parametri abituali, ma scavando nel profondo, sotto il ghiaccio e la neve, come fa lui in questo noir che va indubbiamente molto oltre i limiti, i confini del romanzo di genere.» - Giulia Mozzato