Per amor proprio. Perché l'Italia deve smettere di odiare l'Europa (e di vergognarsi di sé stessa)

Federico Fubini
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Editore: Longanesi
Collana: Le spade
Codice EAN: 9788830453289
Anno edizione: 2019
Anno pubblicazione: 2019
Dati: 144 p., rilegato
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Descrizione

Perché i primi a disprezzare l'Italia siamo noi? Un saggio sorprendente sulla crisi di identità degli italiani.

«Il vicedirettore del Corriere della Sera rievoca gli anni in cui l'Italia aveva ancora voce in capitolo a Bruxelles, non era isolata come adesso, stretta tra il binomio Francia-Germania» - Rosaria Amato, Robinson

La scelta per l'Italia non è fra accettare l'integrazione europea e restare una nazione sovrana. La scelta è fra Europa e impero: impero degli altri, qualche impero più lontano e meno democratico al quale finiremo col doverci sottomettere

La politica nel nostro paese è piena di odio e colpi bassi, ma tutti riconosciamo nell'Italia la nostra identità comune. Dobbiamo accettare che lo stesso valga per l'Europa, perché è la nostra realtà del ventunesimo secolo. Rendere tabù qualunque dubbio sulle scelte di Bruxelles¸ come fanno gli europeisti a ogni costo secondo i quali noi italiani abbiamo sempre torto e gli altri sempre ragione, non ha fatto che regalare il monopolio della critica a chi l'Europa vuole distruggerla. E rendere tabù l'amor proprio nazionale ne ha lasciato l'esclusiva a chi lo usa come una clava. Per l'Italia, invece, la scelta non è fra Bruxelles e la via sovranista, ma fra l'integrazione con gli europei e la sottomissione all'impero degli altri: russi, cinesi, americani o i colossi del Big Tech. Per gli italiani è arrivato il momento di capire che se vogliono davvero fare i propri interessi devono imparare a rivendicarli con forza e determinazione, senza che questo significhi in alcun modo indebolire o distruggere il sistema europeo. Per farlo occorre però prima di tutto togliere l'Europa ai sovranisti e agli europeisti di professione, per restituirla ai nostri figli, e a noi stessi. Senza arroganza, né complessi di inferiorità.