Libro candidato da Umberto Croppi al Premio Strega 2021
Restituire dignità, onorabilità e reputazione a una figura non trascurabile del Novecento italiano, sferzante, raffinata, sensibile, ma che rischia l'oblio come tante altre vittime della "damnatio memoriae": questo è l'obiettivo di Carla, ex giornalista, specializzata in topografia della miseria e della disperazione e perennemente votata al prossimo. Per farlo dovrà ricomporre la vita e le opere del fantomatico Signor Emme e mettere insieme un fascicolo da sottoporre al giudizio dell'oscura "Congregazione dell'Indice delle vite cancellate e delle opere proibite". Siamo in un'Europa totalmente lacerata, mosaicizzata in una miriade di piccoli stati, separati da dogane, muri, filo spinato, e in un tempo in cui passato, presente e futuro sono deliberatamente mescolati. A bordo di un vecchio scuolabus (forse rubato), trasformato in camper e targato Zagabria, Carla intraprende un folle e strampalato viaggio che le regalerà incontri con più o meno noti personaggi, accompagnata dai due figli gemelli: il primo è un bambino prodigio "in grado di risolvere equazioni differenziali lineari omogenee del secondo ordine a coefficienti costanti o confutare il teorema di Fermat"; il secondo, nonostante lo stesso patrimonio genetico, è candido, simpaticissimo, ha una sensibilità tutta sua di percepire il mondo ed è a suo modo geniale. Insieme a loro viaggia lo zio Giordano, autore del trattato filosofico "De gli eroici furori", arso vivo a Campo de' Fiori. Prima della stesura di questo romanzo, Massimo Roscia ha svolto un lungo lavoro di ricerca documentale/storiografica nel Fondo "P.M.", custodito presso una biblioteca romana, visionando un patrimonio archivistico vasto ed eterogeneo. Tra manoscritti, appunti stenografici, diari, ritagli di stampa, opere edite e inedite, fotografie, una fitta corrispondenza con direttori di giornali, editori e lettori, poesie e appunti di viaggio, Roscia si è avventurato nella grande varietà dei temi di cui il Signor Emme si è occupato: le due guerre mondiali, la politica internazionale, la tutela ambientale, il turismo culturale, la lingua italiana, la gastronomia, l'enologia, per trarne un romanzo tra il vero, il verosimile e il falso, sicuramente colto e divertente. Solo alla fine del romanzo scopriremo chi è questo fantomatico Signor Emme.
Proposto da
Umberto Croppi al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Vorrei accompagnare la mia scelta, con qualche aggettivo necessario sull’opera: ironica, disincantata, trasgressiva, divertente, colta. In questo romanzo fuori dagli schemi mi sono lasciato affascinare da un funambolico lavoro narrativo alle prese con il tema della damnatio memoriae. Al seguito di una sconclusionata famigliola in missione, di una giornalista votata alle cause perse con i suoi due figli gemelli (uno sapiente, l’altro un po’ tonto ma geniale), lo zio Giordano (arso vivo a Campo de’ Fiori) e una misteriosa scatola nera, ho attraversato un’Europa frantumata e divisa dalle frontiere, trascinato in un tempo paradossale, tra un passato remoto e un futuro indefinito, che invita a ridefinire le coordinate del presente. Pensavo di essere in una sorta di allegoria fantastica, una stravagante avventura, e mi sono ritrovato piacevolmente implicato nelle maglie di un fedele resoconto biografico.
Il motivo del viaggio è indagare su testi e documenti che dovrebbero portare alla riabilitazione del Signor Emme presso la Congregazione dell’Indice delle vite cancellate e delle opere proibite. Il fantomatico personaggio è Paolo Monelli.
Grazie all’abile lavoro di ricerca documentale condotto da Massimo Roscia, riscopriamo un
personaggio ingiustamente trascurato della nostra letteratura e del giornalismo del Novecento. Ma la cifra di Roscia è gustosa e spiazzante perché gioca sapientemente e con grande divertimento (anche nostro) con la storia e la letteratura, intrecciando citazioni, mescolando il vero e il falso. E poi, come non candidare questo libro sapendo che Paolo Monelli era alla prima riunione degli Amici della domenica nella casa romana di Maria Bellonci, insieme a sua moglie Palma Bucarelli, a Massimo Bontempelli, Guido Piovene, Alberto Savinio e ai molti altri intellettuali che in quell’Italia del dopoguerra davano vita al Premio Strega.»