Libro vincitore del Premio letterario nazionale Carlo Levi, sezione narrativa e candidato da Massimo Onofri al Premio Strega 2022
In pagine di rara forza visionaria, Roberto Pazzi firma un romanzo sulla costante aspirazione dell'uomo all'immortalità, che è al tempo stesso una lucida riflessione su inquietudini e nevrosi dei nostri tempi, in una società che si sente giunta al tramonto, impaurita di lasciare la propria eredità.
Un attempato signore sale sulla metropolitana di Roma e fa amicizia con Davide, il bambino dai capelli rossi che gli ha ceduto il posto. Nonostante la diffidenza della madre, Anna, il misterioso signore che si fa chiamare Giovanni Eterno guarisce il piccolo da una malattia mortale imponendogli le mani sul capo. È il suo primo miracolo. E Davide capisce subito la vera identità di quel vecchio. A Roma, Eterno vivrà qualche mese in un cadente hotel a due stelle, dove si imbatterà in alcuni strani personaggi. Conosce il padre di Davide, giostraio sensibile e visionario, e a poco a poco si innamora di Anna, scoprendo la gelosia. Intanto in Vaticano ne sospettano la presenza. A Giovanni Eterno, che fatica a celare la natura divina, viene più volte in aiuto il figlio, non senza animate discussioni. Due arcangeli recano inquietanti messaggi della corte celeste che ne patisce l'assenza. Eterno, ormai sempre più umano, manifesta i primi sintomi di un Parkinson. Ma la morte, stanca e riluttante a colpire, dopo il figlio, anche il padre, ottiene un patto che sembra darle soddisfazione. Giovanni Eterno si risolve così a compiere il miracolo che rivela la ragione della sua discesa sulla Terra.
Proposto da Massimo Onofri al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«In Hotel Padreterno Roberto Pazzi, scrittore tra i più sicuri e dotati del nostro panorama letterario, mette in scena, con l'allegra irresponsabilità che la teologia non potrebbe mai permettersi, la stupefacente figura di un Dio umano troppo umano, un Dio fragile che invecchia, che vorrebbe sapere cosa vuol dire morire, che non si nega all'amore terreno e ama mangiare, che frequenta pensioni di infimo ordine e vorrebbe assaporare "la dolcezza di una vacanza dall'eternità". Un Dio che, irrompendo nella nostra quotidianità di lettori, è latore d'una incontenibile gioia di vivere, di una laica religione del vivere. Se poi teniamo a mente il fatto che, nel 2017, lo scrittore ha pubblicato il romanzo Lazzaro, riferendosi proprio al redivivo dei Vangeli, oltre all'Erede<(i> (2002) e Conclave (2001), tradotto in diciotto lingue, allora dobbiamo aggiungere che, in opposizione allo spirito minimalista dei nostri tempi, la già marcata disposizione visionaria di Pazzi si è sempre più coniugata a una strenua riflessione sul Sacro e sulle sue implicazioni nella nostra contemporaneità. Ma Hotel Padreterno resta pur sempre un romanzo: in cui la capacità di lavorare e infoltire una trama, la drammaturgia del personaggio, l'abilità di costruire i dialoghi raggiungono vertici di qualità invidiabile. Senza dire della disinvoltura, che appaga profondamente il lettore, nel consegnarci un sorprendente e inaspettato finale. Tutte qualità che mi inducono a candidare il romanzo di Roberto Pazzi all'edizione del Premio Strega di quest'anno.»