Vincere il drago. Tempo, storia, memoria

Antonino Buttitta
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Editore: Sellerio Editore Palermo
Collana: Nuovo prisma
Codice EAN: 9788838943096
Anno edizione: 2022
Anno pubblicazione: 2022
Dati: 240 p., brossura
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Descrizione

Il rapporto tra memoria ed eternità negli scritti di uno dei protagonista degli studi antropologici del secondo Novecento. Saggi nati in occasioni e tempi diversi che si leggono come una appassionante ininterrotta riflessione.

Antonino Buttitta, prossimo alla fine, nel 2017 raccolse come ultima riflessione – ora postuma, curata dal figlio Emanuele – alcuni suoi scritti su temi e su problemi centrali della propria storia di studi, già pubblicati in volumi collettanei e su riviste, o semplicemente letti in occasione di convegni e incontri pubblici. In quei testi che costituiscono Vincere il drago, riconosceva il comune filo conduttore: il rapporto fra memoria ed eternità, che lo aveva lungamente interrogato. «Nella dialettica tra divenire ed essere, la memoria è l’orizzonte di senso che sconfigge la morte e salva le parole e gli atti di ognuno di noi dal consumo definitivo ed eterno, costituendo così una perenne sfida al tempo nel passaggio da una generazione all’altra» (A. Buttitta). La continuità della specie, la finita eternità dell’homo sapiens e di ogni uomo risiede nell’informazione strutturale del DNA tanto quanto dipende dalla memoria culturale.
Vincere il drago è allora sconfiggere la morte attraverso la produzione e la trasmissione del sapere nei suoi diversi modi, aspetti e forme. L’autore lo fa «sino all’ultimo smarrimento della carne» (E. Buttitta), con questo volume frutto di un inesausto percorso di comprensione e rappresentazione dell’uomo e del suo mondo. In questo quadro dei propri studi, nato come lascito e, dunque, come bussola, «sfolgora l’idea che la conclusione è un principio per chi abita se stesso come essere sociale» (E. Buttitta): gli altri sono noi. E noi siamo gli altri: «Ogni volta che ripetiamo un verso di Dante o di Shakespeare, siamo, in qualche modo, quell’istante in cui Shakespeare o Dante crearono quel verso. In breve, l’immortalità è nella memoria degli altri e nell’opera che lasciamo» (J. L. Borges). È l’eternità laica della vita.