Libro candidato da Luca Serianni al Premio Strega 2021
Ci sono nella vita infiniti momenti che scorrono senza che ne conserviamo memoria, e altri invece destinati a imprimersi nella mente in modo così vivido da renderli misteriosamente compresenti a ogni istante che verrà. Paolo Di Stefano trova in queste pagine le parole per ciascun ricordo e insieme colma lacune, cerca ragioni, inscrive la storia di una famiglia nella Storia che ci coinvolge tutti.
«Noi si presenta come un racconto autobiografico filtrato attraverso la memoria familiare, una specie di epica sommessa e pudica della normalità quotidiana, sottratta all'oblio dalla parola che racconta, ma è sicuramente, almeno in parte, anche un romanzo storico» - Alessandra Mantovani, La Lettura
«Un romanzo in cui la voce narrante si fa coro. In cui i ricordi sono semi vivi, pronti a fiorire e a raccontarsi» - Io Donna
Finché sprofondato nel camminare, nell'ascoltare le curiosità di Maria e nel risponderle, a un certo punto ho cominciato ad avvertire che lì insieme a me e a Maria, per le strade di Città Studi, ti eri aggiunto anche tu e soffiavi e parlavi con noi, non volavi ma camminavi e parlavi con noi, e ne ero sicuro, talmente sicuro che neppure ho voluto chiedere a Maria se sentiva la stessa voce che sentivo io. E così in tre abbiamo fatto le scale, siamo entrati in casa e io mi sentivo assurdamente felice.
Lo scherzo tormentoso inflitto a un fratellino minore, un frutto mangiato insieme al nonno sotto un albero di mandorle, l'intercalare di un padre – "picciotti mei!"; ma soprattutto un giorno dell'aprile 1967 in cui piove, Patty Pravo compie diciannove anni, a San Siro Burgnich segna il secondo gol contro il Bologna e un bimbo di cinque anni muore per una malattia che di lì a pochi mesi diventerà curabile. Ci sono nella vita infiniti momenti che scorrono senza che ne conserviamo memoria, e altri invece destinati a imprimersi nella mente in modo così vivido da renderli misteriosamente compresenti a ogni istante che verrà. Paolo Di Stefano – il fratello maggiore, colui che gioca in un'altra stanza mentre la morte arriva, il figlio condannato a vivere e ricordare – trova in queste pagine le parole per ciascun ricordo e insieme colma lacune, cerca ragioni, inscrive la storia di una famiglia nella Storia che ci coinvolge tutti. La Sicilia del Ventennio e poi dello sbarco alleato, un amore a Palermo, la Milano frenetica del boom, un uomo innamorato della letteratura che dalla luce accecante del sud giunge in Svizzera per cercare riscatto da un padre violento; donne dall'aspetto fragile ma dalla tempra di leonesse; il dialogo mai interrotto e mai compiuto con il fratello, la cui voce – rossa come le macchie sottocutanee della leucemia – è sottile e perentorio contrappasso a ogni momento di tregua; il futuro intravisto nelle curiosità di una figlia. Con emozione e misurata eleganza il narratore racchiude in questo romanzo il senso di un'esistenza intera, raccoglie le tracce di un universo di vite non illustri eppure notevoli per comporre il romanzo di una famiglia, di un "noi": forse la sola dimensione che possa salvarci, perché in fondo, senza saperlo, insieme siamo stati felici.
Proposto da Luca Serianni al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Con Noi Paolo Di Stefano porta a compimento un percorso iniziato in molti dei suoi romanzi precedenti. Noi è insieme una saga familiare, che si estende dagli anni remoti della Seconda guerra mondiale fino al presente-futuro incarnato dall’ultimogenita Maria; uno spaccato di storia italiana vissuta dalla parte dei tanti emigranti dal Mezzogiorno al Nord e del riscatto da una condizione umile al benessere, culturale prima che economico; ma anche una creazione letteraria, scandita da una vicenda tragica, la morte del fratellino dell’autore, Claudio, nel 1967. Tutte queste componenti sono rappresentate con straordinaria efficacia e intensità nel corso del romanzo. La molteplicità dei personaggi via via si concentra nelle figure dominanti, a partire dal padre Vannuzzo, che diventa professore di lettere classiche in un liceo svizzero e che, fino agli ultimi anni, mantiene un saldo legame con il microcosmo di Avola (“Si ritorna sempre lì – commenta il narratore a p. 202 – al paese, tutto arriva sempre, ostinatamente, ad Avola. Anche nostro padre è partito da lì e alla fine è arrivato lì”) e col siciliano, l’idioletto della spontaneità familiare. Ma su tutte spicca la voce di Claudio: una voce, questa volta ideale e fantastica, che accompagna il corso dell’intera vicenda, prima e dopo la morte del bambino, e che è affidata a inserti poetici stampati in rosso, “macchie sanguigne” che alludono, come ha notato un critico, alla leucemia che ne determinerà la fine ad appena cinque anni. È una voce – ha scritto Clelia Martignoni – che si articola in vari registri, ora è affabulante, ora straziata, ma è pure “giocosa da filastrocca-nonsense”.
Ritengo Noi un romanzo di grande spessore, per la capacità di rappresentare con originalità situazioni e personaggi e per la matura duttilità della tenuta espressiva.
Sono lieto di presentarne la candidatura al Premio Strega».