Primo e unico libro di Daniel Orozco, Orientamento è un ritratto grottesco dell'America contemporanea, un paese in cui il rapporto con il cibo, il denaro, persino con la morte, è giunto al massimo della distorsione possibile – in cui la ricerca di un vero contatto umano è una vaga speranza impossibile da raggiungere come da accantonare.
«I racconti di Orozco scorrono così, sorprendenti, toccanti, spiazzanti. Ti chiedi come andranno a finire. E ogni volta rimani sorpreso perché come Carver, e talvolta persino meglio di Carver, le storie si troncano all'improvviso, oppure si dilatano per anni in poche righe. Come le nostre vite che hanno necessità di qualcuno che le scriva per dare loro un senso. O semplicemente per sottrarle alle imboscate di una provvidenza troppo capricciosa per essere divina.» – Tuttolibri
«Impiegati interinali, operai comunali, magazzinieri allo stoccaggio e poliziotti di pattuglia, sono questi gli atterriti personaggi chiamati a popolare le narrazioni di Daniel Orozco; lavoratori – ma non solo – per la maggior parte anonimi, quasi tutti privi di autonomia così come di diritti alla persona, attraversano le parole dell’autore senza mai risultarne coinvolti, ma piuttosto apparendone rapiti quasi fossero, essi stessi, protagonisti esterni delle proprie vicissitudini.» – ilLibraio.it
È il tuo primo giorno di lavoro. Ti hanno assegnato una postazione, una serie di manuali, una casella di posta, degli orari, dei colleghi. Ce n'è uno che spia nel bagno delle donne, ma non devi farci caso. Un altro che ruba dal frigo, per dimenticare un lutto. Sono tutti come te: compreso il serial killer di cui non devi preoccuparti. A 150 anni da Bartleby, Orientamento ritraduce la tradizione realista americana ossigenandone da capo le ferite. Scrivanie, sale relax, macchinette del caffè, ma anche spogliatoi, mense, supermercati: è la realtà che conosciamo e che ci circonda, che fa da scenario alle nostre routine, offrendo respiro e battito alle nostre vite. La stessa in cui le persone smettono di parlarsi, in cui i nostri disturbi vengono soffocati dal cibo, repressi sotto una divisa o dentro un fisico modellato da ore e ore di corsa. Quella in cui l'unico momento di autentica lucidità e comunione ci è concesso davanti a una donna in caduta libera, messi di fronte a una pistola, negli attimi senza tempo che precedono un'esplosione, in quelli dilatati che scandiscono un terremoto. Con uno stile inimitabile che sembra piegare l'asciuttezza carveriana alle esigenze kafkiane di Barthelme, che non ha paura di abbracciare e rivoltare i gerghi tecnici, che strizza l'occhio a Fantozzi per carica ironica senza mai perdere il desiderio di serpeggiare in aria come un fuoco d'artificio, Daniel Orozco ci offre, stilizzandolo al millimetro, uno dei mondi più verosimili che potrete mai leggere – porgendoci l'unica chiave per orientarsi da umani in questa realtà di calcolatori: perdersi, aprirsi, lasciarsi andare, tollerando quanto più possibile lo strano e l'inevitabile.