Stanca di sentirsi sul punto di straripare, Iris realizza che è giunto il momento di affrontare il suo inconscio, inizia a guardarsi dentro senza filtri. Rivede le spiagge salentine che le hanno strappato l'innocenza e i quartieri della capitale in cui ha cercato fortuna, ritrova nei ricordi adolescenziali frammenti di sé stessa che credeva perduti, insegue gli spettri di un amore fatale e di un'amicizia che si è trasformata in un rimpianto. Fino a far emergere le corrispondenze segrete fra gli eventi della propria vita. Un memoir visionario, in cui la penna di Ilaria Palomba, affilata come un bisturi, disseziona la psiche di Iris portando la sua storia al confine fra la dimensione dell'onirico e quella del reale.
Proposto da Maria Cristina Donnarumma al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:
«Emblematico è sicuramente il titolo del tormentato e durissimo romanzo di Ilaria Palomba “Vuoto” perché è il vuoto il filo conduttore di tutte le vicende vissute dalla protagonista, Iris Palmieri, raffigurata sulla bellissima ed esplicativa copertina del libro: una giovane donna bionda in un elegantissimo abito da sera nero, immersa in pensieri dolorosi, anzi in un atteggiamento decisamente disperato, è seduta sul davanzale di una finestra che si affaccia su una notte nera, senza luci, senza stelle…sul pavimento fogli appallottolati e libri aperti vogliono alludere al suo tormentato lavoro di scrittrice.
Impegnativo seguire le vicende narrate, che si svolgono in un solo anno tra la Puglia, la Lucania e Roma da un’estate all’altra, perché si susseguono in modo caotico, con frequenti flussi di coscienza, monologhi interiori, incubi premonitori che slittano costantemente tra presente, passato e futuro. Le paure della protagonista sono da ricollegare sicuramente ad uno stupro subito nella sua prima adolescenza, ad abusi vari subiti anche da familiari sin dalla fanciullezza e ai rapporti conflittuali e, a tratti, fallimentari con i suoi genitori, con suo marito, con i suoi amici, con i suoi studi e con il suo lavoro. Iris, autolesionista, vive sempre in bilico e si va convincendo che i suoi fallimenti sono frutto delle sue fragilità, della sua inadeguatezza e della sua esistenza instabile, pertanto è ossessionata dall’abbandono e da un profondo senso di vuoto che cerca di riempire con le droghe, con il sesso sfrenato e promiscuo, con l’amicizia con Giulio, più giovane di lei, ma come lei sensibile, disilluso e problematico e che come lei e con lei accarezza l’idea del suicidio. Giulio improvvisamente si toglierà la vita lasciando Iris nella più grande prostrazione e con il rimorso di non aver fatto nulla per salvarlo… allora non le resterà che la Letteratura, ma i suoi autori preferiti sono poetesse e scrittori che si sono tolti la vita: S. Plath, Amelia Rosselli, Antonia Pozzi, Guido Morselli, Carlo Michelstaedter, … che sono anche i modelli della sua scrittura che si basa su una continua ricerca spirituale e filosofica che, però, non riesce ad appagarla.
Nel libro non mancano, dunque, significativi riferimenti filosofici e alcune interessanti e appropriate citazioni cinematografiche che sono funzionali alla narrazione stessa. Il linguaggio usato è ricco e articolato, a tratti scarno, elegante e raffinato, descrittivo e pacato, ma sempre tagliente come un bisturi che incide, scava perché vuole impressionare, devastare, gridare un malessere, sconvolgere, scandalizzare ma non vuole che si giudichi.
Alla fine, inaspettatamente, Iris/Ilaria lancerà un messaggio di speranza a se stessa e ai lettori “Prendete questo delirio, questo macello, e fatelo fiorire”.»